systemd (Italiano)

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Dalla pagina web del progetto:

systemd è un gestore di sistema e di servizi per Linux. Fornisce un manager di sistema e servizi che e` avviato con PID 1 e avvia il resto del sistema. systemd fornisce una notevole capacità di parallelizzazione, usa socket e D-Bus per l'avvio dei demoni, offre un avvio su richiesta dei demoni, tiene traccia dei processi con l'utilizzo del control groups di Linux, supporta lo snapshotting e il restore dello stato del sistema, mantiene i punti di mount e di automount e implementa un elaborato servizio di controllo logico basato sulle relazioni delle dipendenze. systemd supporta SysV e LSB, inoltre sostituisce sysvinit. Include un demone per il logging, utility per controllare aspetti base del sistema come hostname, data, locale, lista degli utenti loggati; puo` avviare containers e macchine virtuali. Fornisce demoni per gestire la rete, sincronizzazione dell'orario, forwarding di log e name resolution.
Nota: Per una dettagliata spiegazione del motivo per cui Arch è passato a systemd, leggi questo post.

Uso base di systemctl

Il principale comando usato per controllare systemd è systemctl. Alcuni degli utilizzi possibili sono l'esame dello stato del sistema e la gestione del sistema e dei servizi. Vedere systemctl(1) per maggiori dettagli

Suggerimento: Si può usare il seguente comando systemctl con lo switch -H <user>@<host> per controllare un'istanza di systemd su una macchina remota. Si userà SSH per connettersi all'istanza remota di systemd.
Nota: systemadm è il frontend grafico ufficiale per systemctl. E' fornito dal pacchetto systemd-ui-gitAUR di AUR.

Analizzare lo stato del sistema

Mostra lo stato del sistema:

$ systemctl status 

Lista della unità attive:

$ systemctl

oppure:

$ systemctl list-units

Lista delle unità che hanno avuto problemi:

$ systemctl --failed

I file delle unità disponibili possono essere visti in /usr/lib/systemd/system/ e /etc/systemd/system/ (questi ultimi hanno la precedenza sui primi). Si possono vedere le unità installate con:

$ systemctl list-unit-files

Usare le unità

Le unità possono essere, per esempio, servizi (.service), punti di mount (.mount), dispositivi (.device) oppure sockets (.socket).

Quando si usa systemctl, occorre generalmente specificare sempre il nome completo dell'unità compreso il suffisso, per esempio sshd.socket. Esistono tuttavia delle scorciatoie quando si specifica l'unità nei seguenti comandi systemctl:

  • Se non si specifica il suffisso, per systemctl sarà sottointeso .service. Per esempio, netctl e netctl.service sono equivalenti.
  • I punti di mount saranno automaticamente tradotti nella appropriata unità .mount. Per esempio, specificare /home è equivalente a home.mount.
  • Come i punti di mount, anche i dispositivi sono automaticamente tradotti nell'appropriata unità .device, quindi specificare /dev/sda2 è equivalente a dev-sda2.device.

Vedi systemd.unit(5) per dettagli.

Nota: Alcune unit contengono una @ (e.g. name@string.service: questo significa che sono istanze di un template, il cui filename non contiene la parte string (e.g. name@.service). string e` chiamato identificatore dell'istanza ed e` simile all'argomento passato al template quando viene richiamato con il comando systemctl: nelle unit verra` sostituico con %i. Per essere piu` accurati, prima di tentare di istanziare name@.estensione, systemd cerchera` una unit con il nome esatto.

Attivare immediatamente una unità:

# systemctl start unit

Fermare immediatamente una unità:

# systemctl stop unit

Riavviare una unità:

# systemctl restart unit

Ricaricare la configurazione di una unit:

# systemctl reload unit

Mostrare lo stato di una unità, compreso se sta funzionando o no:

$ systemctl status unit

Controllare se una unità è già attivata o no:

$ systemctl is-enabled unit

Attivare l'avvio automatico al boot:

# systemctl enable unit

Attivare l'avvio automatico al boot e avviare immediatamente una unit:

# systemctl enable --now unit

Disattivare l'avvio automatico al boot:

# systemctl disable unit

Unmask di una unit:

# systemctl unmask unit

Mostra la pagina del manuale associata a una unità (non supportato dai files .unit):

$ systemctl help unit

Ricaricare systemd, controllo per nuove o modificate unità:

# systemctl daemon-reload

Power management

polkit è indispensabile per la gestione energetica. Se ci si trova in una sessione locale di systemd-logind e non ci sono altre sessioni attive, il seguente comando funzionerà senza i privilegi di root. Altrimenti (per esempio se un altro utente è loggato in una console), systemd automaticamente richiederà la password di root.

Spegnimento e riavvio del sistema:

$ systemctl reboot

Spegnimento del sistema:

$ systemctl poweroff

Sospensione del sistema:

$ systemctl suspend

Ibernazione del sistema:

$ systemctl hibernate

Stato ibrido di riposo (o suspend-to-both):

$ systemctl hybrid-sleep

Avviare DM con systemd

Per avviare il login grafico, abilitare il demone del suo Display Manager corrispondente (per esempio GDM). Attualmente esistono i .service per GDM, SDDM, SLiM, XDM, LXDM e LightDM.

# systemctl enable gdm

Questo dovrebbe funzionare. Se non dovesse, potrebbe essere ancora presente l'impostazione di default.target di una vecchia installazione:

# ls -l /etc/systemd/system/default.target
/etc/systemd/system/default.target -> /usr/lib/systemd/system/graphical.target

è sufficiente eliminare il link simbolico e systemd utilizzerà il default.target predefinito (per esempio graphical.target).

# rm /etc/systemd/system/default.target

Usare systemd-logind

Per controllare lo stato della propria sessione utente, si può utilizzare loginctl. Tutte le azioni di PolicyKit come la sospensione del sistema o il montaggio di dispositivi esterni funzioneranno automaticamente.

$ loginctl show-session $XDG_SESSION_ID

Configurazione nativa

Nota: E' possibile che ci sia bisogno di creare questi files. Tutti i file devono avere i permessi a 644 e il proprietario root:root

Hostname

L'hostname è configurato in /etc/hostname. Il file può contenere il nome del dominio di sistema, se esiste, tuttavia nel momento di scrivere hostnamectl non si può configurare il FQDN. Per configurare l'hostname corto:

# hostnamectl set-hostname myhostname

See hostname(5) e hostnamectl(1) per dettagli.

Esempio di file:

/etc/hostname
myhostname

Impostazioni locali

Nota: Before you set the default locale, you first need to enable locales available to the system by uncommenting them in /etc/locale.gen and then executing locale-gen as root. The locale set via localectl must be one of the uncommented locales in /etc/locale.gen.

Le impostazioni locali di default sono configurate in /etc/locale.conf Per configurare il locale di default:

# localectl set-locale LANG="it_IT.utf8"
	

Vedere localectl(1) e locale.conf(5) per dettagli.

Per ulteriori informazioni vedere Locale.

Esempio di file:

/etc/locale.conf
LANG=it_IT.utf8

Console virtuale

La console virtuale (la mappatura della tastiera, i caratteri della console e la mappatura della console) è configurata in /etc/vconsole.conf:

/etc/vconsole.conf
KEYMAP=it
FONT=
FONT_MAP=
Nota: Da systemd-194, si utilizzano i caratteri integrati nel kernel e la mappatura della tastiera "us" se KEYMAP= e FONT= sono vuoti o non configurati.

Un altro modo di configurare la mappatura della tastiera è:

# localectl set-keymap it

localectl può essere usato anche per configurare la tastiera in ambiente X:

# localectl set-x11-keymap it

Vedere localectl(1) e vconsole.conf(5) per maggiori dettagli.

Per maggiori informazioni vedere i font per console e configurazione tastiera.

Orario di sistema

Systemd usa UTC di default per l'orologio hardware.

Suggerimento: E' generalmente consigliato avere il demone Network Time Protocol attivo per mantenere l'orologio di sistema sincronizzato con Internet e con l'orologio del bios.

Orologio hardware in localtime

Se si vuole cambiare l'orologio hardware ad usare l'orario locale (ALTAMENTE SCONSIGLIATO):

# timedatectl set-local-rtc true

Se si vuole riconvertirlo a UTC:

# timedatectl set-local-rtc false

Attenzione che, se l'orologio hardware è configurato a localtime, la gestione dell'orario legale è persa. Se l'orario legale cambia finché il computer è spento il proprio orario sarà sbagliato al prossimo riavvio (ulteriori approfondimenti). I kernel recenti configurano l'orario di sistema dall'orologio hardware direttamente al boot, presupponendo che l'orologio hardware sia impostato a UTC. Questo significa che se l'orologio hardware è su locale l'orologio di sistema sarà prima configurato sbagliato e poi corretto ad ogni boot. Questa è la causa di alcuni noiosi bugs (il tempo che torna indietro è raramente una buona cosa).

Una ragione per permettere che l'orologio hardware sia settato sul'orario locale è quella del dual boot con Windows (il quale usa localtime[link interrotto 2020-08-06]). Tuttavia, Windows è in grado di gestire l'orario con l'orologio hardware settato su UTC con un semplice aggiustamento del registro di sistema. Quindi, è consigliato configurare Windows affinché usi UTC, piuttosto che Linux usi localtime. Se si usa UTC su Windows, ricordarsi inoltre di disabilitare l'opzione di Windows "Internet Time Update", al fine di evitare confusione tra windows e l'orologio hardware, nel tentativo di sincronizzazione con l'orario internet. Al contrario, occorre lasciare che Linux sincronizzi l'orario di sistema con l'orario internet attivando il demone NTP, come suggerito precedentemente.

Moduli del Kernel

Ad oggi, tutti i moduli necessari da caricare sono gestiti automaticamente da udev, cosicché, se non si vuole usare qualcuno dei moduli fuori dal kernel, non c'è bisogno di mettere i moduli che dovrebbero essere caricati al boot in nessun file di configurazione. Tuttavia, ci sono casi in cui si vuole caricare un modulo extra durante il processo di avvio oppure evitare il caricamento di un altro perché il computer funzioni correttamente.

Moduli extra da caricare all'avvio

I moduli extra al kernel da caricare durante il boot sono configurati in una lista statica in /etc/modules-load.d/. Ogni file di configurazione ha il nome nello stile di /etc/modules-load.d/<programma>.conf/. I files di configurazione dovrebbero semplicemente contenere una lista con i nomi dei moduli da caricare, separati dal tasto INVIO. Le linee vuote o quelle dove il primo carattere che non è uno spazio è # oppure ; sono ignorate. Ad esempio:

/etc/modules-load.d/virtio-net.conf
# Carica virtio-net.ko al boot
virtio-net

vedere modules-load.d(5) per maggiori dettagli.

Configurare le opzioni dei moduli

Ulteriori opzioni per i moduli devono essere impostati in /etc/modprobe.d/modprobe.conf.

Esempio:

  • Abbiamo il file /etc/modules-load.d/loop.conf con all'interno il modulo loop da far caricare durante la fase di boot.
  • in /etc/modprobe.d/modprobe.conf specifichiamo le opzioni addizionali, es. options loop max_loop=64

In seguito, l'opzione appena impostato potrebbe essere verificata tramite cat /sys/module/loop/parameters/max_loop

Blacklisting

Per evitare il caricamento di alcuni moduli del kernel si utilizza la stessa modalità degli initscripts[broken link: package not found] in quanto è attualmente gestito da kmod. Vedere Blacklist dei moduli per maggiori dettagli.

Montaggio del filesystem

La configurazione di default controlla e monta i filesystems prima di avviare i servizi ai quali occorre che siano montati. Per esempio, systemd automaticamente si assicura che il montaggio di filesystems come NFS o Samba avvenga solo dopo che la rete è attiva. Pertanto, il montaggio dei filesystems, sia locali che remoti, specificati in /etc/fstab dovrebbe funzionare senza problemi.

Vedere systemd.mount(5) per dettagli.

Automount

  • Se si possiede una grande partizione /home, sarebbe meglio permettere ai servizi che non dipendono da essa di avviarsi durante il controllo di /home da parte di fsck. Ciò può essere ottenuto aggiungendo la seguente opzione alla riga della partizione di /home in /etc/fstab:
noauto,x-systemd.automount

Questo controllerà e monterà /home al primo accesso, e il kernel memorizzerà in un buffer tutti gli accessi ai file in /home finché non sarà pronta.

Nota: questo renderà il filesystem /home di tipo autofs, che è ignorato da mlocate di default. La velocità di montaggio automatico di /home non può essere maggiore di un secondo o due, a seconda del proprio sistema, quindi è possibile che non valga la pena di utilizzare questo trucco.

  • Lo stesso si può applicare al montaggio dei filesystems remoti. Se si desidera montarli successivamente all'accesso occorrerà usare i parametri noauto,x-systemd.automount. In aggiunta, si può usare l'opzione x-systemd.device-timeout=# per specificare un tempo di timeout in caso la risorsa di rete non sia disponibile.
  • Se si hanno filesystems criptati con keyfiles, si può comunque aggiungere il parametro noauto alla corrispondente riga in /etc/crypttab. Systemd non aprirà il supporto corispondente all'avvio, ma aspetterà finché non avverrà un accesso e quindi automaticamente aprirà il keyfile specifico prima di montarlo. Questo potrebbe far risparmiare un po' di secondi al boot se si sta per esempio utilizzando un supporto RAID criptato, in quanto systemd non deve aspettare finché il dispositivo non sarà disponibile. Per esempio:
/etc/crypttab
data /dev/md0 /root/key noauto

LVM

Se si possiede un volume LVM non attivato durante l'initramfs, attivare il servizio lvm-monitoring fornito dal pacchetto lvm2:

# systemctl enable lvm-monitoring.service

ACPI power management

Systemd gestisce degli eventi ACPI relativi all'alimentazione. Possono essere configurati attraverso le seguenti opzioni di /etc/systemd/logind.conf:

  • HandlePowerKey : specifica che azione deve essere eseguita quando viene premuto il bottone di avvio
  • HandleSuspendKey : specifica che azione deve essere eseguita quando viene premuto il bottone di sospensione
  • HandleHibernateKey : specifica che azione deve essere eseguita quando viene premuto il bottone di ibernazione
  • HandleLidSwitch : specifica che azione deve essere eseguita quando il coperchio del portatile viene chiuso.

Le azioni specificate possono essere una qualsiasi di ignore, poweroff, reboot, halt, suspend, hibernate, hybrid-sleep o kexec.

Se queste opzioni non sono configurate, systemd userà quelle di default: HandlePowerKey=poweroff, HandleSuspendKey=suspend, HandleHibernateKey=hibernate, and HandleLidSwitch=suspend.

Su sistemi che non hanno una configurazione grafica o semplici gestori di finestre come i3 o awesome, può rimpiazzare il demone acpid che è solitamente usato per gestire questi eventi ACPI.

Nota: Digitare systemctl restart systemd-logind.service perchè le modifiche abbiano effetto.
Nota: Systemd non riesce a gestire gli eventi di alimentazione di rete e di batteria, sicché è ancora richiesto l'uso di Laptop Mode Tools o altri strumenti acpid similari.

Nell'attuale versione di systemd, le opzioni Handle* saranno applicate al sistema finché non saranno "inibite" (temporaneamente spente) da un programma, come un gestore di alimentazione in un DE. Se questi inibitori non sono usati, si può finire in una situazione in cui systemd sospende il sistema , poi al risveglio gli altri gestori di alimentazione lo sospendono di nuovo.

Attenzione: Attualmente, i gestori di alimentazione delle versioni più recenti di KDE e GNOME sono gli unici che possiedono i necessari comandi inibitori. Quando li avranno anche gli altri, occorrerà settare l'opzione Handle a ignore se si voglio gestire gli eventi ACPI con Xfce, acpid o qualsiasi altro programma.
Nota: Systemd può anche usare altri backends per la sospensione (come Uswsusp), in aggiunta al backend di default del kernel, al fine di mettere il computer in uno stato di sleep o ibernazione.

For systemctl hibernate to work on your system you need to follow instructions at Hibernation and possibly at Mkinitcpio Resume Hook (pm-utils does not need to be installed).

Sleep hooks

Systemd non usa pm-utils[archived page] per mettere la macchina a riposo quando usa systemctl suspend, systemctl hibernate oppure systemctl hybrid-sleep, quindi gli hooks di Pm-utils[archived page] incluso qualsiasi hook personalizzato[archived page] si sia creato non funzioneranno. Tuttavia, systemd fornisce due meccanismi simili per avviare script personali in base a questi eventi.

Suspend/resume service files

Dei service files possono essere agganciati a suspend.target, hibernate.target e sleep.target per eseguire azioni prima o dopo la sospensione lo l'ibernazione. Files separati dovrebbero essere creati per azioni degli utenti e azioni di sistema (root). Per attivare i servizi degli utenti, # systemctl enable suspend@<user> && systemctl enable resume@<user>. Esempi:

/etc/systemd/system/suspend@.service
[Unit]
Description=User suspend actions
Before=sleep.target

[Service]
User=%I
Type=forking
Environment=DISPLAY=:0
ExecStartPre= -/usr/bin/pkill -u %u unison ; /usr/local/bin/music.sh stop ; /usr/bin/mysql -e 'slave stop'
ExecStart=/usr/bin/sflock

[Install]
WantedBy=sleep.target
/etc/systemd/system/resume@.service
[Unit]
Description=User resume actions
After=suspend.target

[Service]
User=%I
Type=simple
ExecStartPre=/usr/local/bin/ssh-connect.sh
ExecStart=/usr/bin/mysql -e 'slave start'

[Install]
WantedBy=suspend.target

Per azioni di sistema o root (attivare con # systemctl enable root-suspend):

/etc/systemd/system/root-resume.service
[Unit]
Description=Local system resume actions
After=suspend.target

[Service]
Type=simple
ExecStart=/usr/bin/systemctl restart mnt-media.automount

[Install]
WantedBy=suspend.target
/etc/systemd/system/root-suspend.service
[Unit]
Description=Local system suspend actions
Before=sleep.target

[Service]
Type=simple
ExecStart=-/usr/bin/pkill sshfs

[Install]
WantedBy=sleep.target

Un paio di consigli a proposito di questi servizi (maggiori informazioni in systemd.service(5)):

  • Se si usa Type=OneShot si possono usare linee ExecStart= multiple. Altrimenti solo una linea ExecStart è permessa. Si possono aggiungere più comandi con ExecStartPre oppure separandoli con un punto e virgola (vedere il primo esempio più su -- notare gli spazi prima e dopo il punto e virgola... sono indispensabili!).
  • Un comando preceduto da '-' causerà una uscita con stato non-zero per essere ignorato e trattato come un comando successivo.
  • Il miglior modo per trovare gli errori in questi servizi è naturalmente con journalctl.
Servizi combinati di Suspend/resume

Con il servizio combinato suspend/resume, un singolo collegamento fa tutto il lavoro per le varie fasi (sleep/resume) e per i differenti targets (suspend/hibernate/hybrid-sleep).

Esempi e spiegazioni:

/etc/systemd/system/wicd-sleep.service
[Unit]
Description=Wicd sleep hook
Before=sleep.target
StopWhenUnneeded=yes

[Service]
Type=oneshot
RemainAfterExit=yes
ExecStart=-/usr/share/wicd/daemon/suspend.py
ExecStop=-/usr/share/wicd/daemon/autoconnect.py

[Install]
WantedBy=sleep.target
  • RemainAfterExit=yes: Dopo averlo avviato, il servizio è considerato attivo fino a quando non è esplicitamente fermato.
  • StopWhenUnneeded=yes: Quando è attivo, il servizio sarà fermato se nessun altro servizio necessita di esso. Nell'esempio specifico, sarà fermato dopo che sleep.target sarà fermato.
  • Perché sleep.target venga richiamato da suspend.target, hibernate.target e hybrid-sleep.target e sleep.target esso stesso è un StopWhenUnneeded service, il collegamento garantisce l'avvio e la fermata corretta per diversi compiti.
Hooks in /usr/lib/systemd/system-sleep

Systemd avvia tutti gli eseguibili in /usr/lib/systemd/system-sleep/ e passa due argomenti a ognuno di essi:

  • Argument 1: pre o post, a seconda che la macchina si stia addormentando o svegliando
  • Argument 2: suspend, hibernate oppure hybrid-sleep, dipende da quello che è stato invocato.

Al contrario di Pm-utils[archived page], systemd avvierà questi scripts contemporaneamente e non uno dopo l'altro.

L'output di ogni script personalizzato sarà registrato da systemd-suspend.service, systemd-hibernate.service oppure systemd-hybrid-sleep.service cosicché sarà possibile vedere i propri outputs nel journal:

# journalctl -b -u systemd-suspend

Nota che è possibile usare anche sleep.target, suspend.target, hibernate.target oppure hybrid-sleep.target per agganciare le unità allo stato di sospensione invece di usare degli scripts personalizzati.

Un esempio di script personalizzato:

/usr/lib/systemd/system-sleep/example.sh
#!/bin/sh
case $1/$2 in
  pre/*)
    echo "Going to $2..."

    ;;
  post/* )
    echo "Waking up from $2..."
    ;;
esac

Non dimenticare di rendere lo script eseguibile:

	+	
# chmod a+x /usr/lib/systemd/system-sleep/example.sh

Vedere systemd.special(7) e systemd-sleep(8) per maggiori dettagli.

File temporanei

Systemd-tmpfiles mantiene la configurazione dei file in /usr/lib/tmpfiles.d/ e in /etc/tmpfiles.d/ per descrivere la creazione, la pulizia e la rimozione dei files e delle cartelle temporanee e volatili che normalmente risiedono in cartelle come /run o /tmp. Ogni file di configurazione prende il nome nello stile di /etc/tmpfiles.d/<program>.conf. Ciò sovrascriverà ogni file in /usr/lib/tmpfiles.d/ con lo stesso nome.

I tmpfiles sono normalmente forniti assieme al service files per creare cartelle che certi demoni si aspettano di trovare esistenti. Per esmpio il demone Samba si aspetta che esista la cartella /run/samba per ottenere i permessi corretti. Il corrispondente tmpfile è qualcosa del genere:

/usr/lib/tmpfiles.d/samba.conf
D /run/samba 0755 root root

I tmpfiles possono anche essere usati per scrivere valori in certi files al boot. Per esempio, se si usa /etc/rc.local per disabilitare il risveglio del sistema attraverso dispositivi USB con echo USBE > /proc/acpi/wakeup, si può usare in alternativa il seguente tmpfile:

/etc/tmpfiles.d/disable-usb-wake.conf
w /proc/acpi/wakeup - - - - USBE

Vedi tmpfiles.d(5) per i dettagli.

Nota: Questo metodo potrebbe non funzionare per impostare le opzioni in /sys poiché il servizio systemd-tmpfiles-setup può eseguirsi prima che i moduli delle periferiche appropriate siano caricati. In questo caso si potrebbe verificare che il modulo abbia un parametro per l'opzione che si desidera impostare con modinfo <module> e impostare questa opzione con un file di configurazione in /etc/modprobe.d. In caso contrario si dovrà scrivere una regola udev per impostare l' attributo appropriato non appena viene visualizzato il dispositivo.

Unità

Un file di configurazione di unità racchiude informazioni riguardanti un servizio, un socket, un dispositivo, un punto di montaggio, un punto di automontaggio, un file o una partizione di swap, un obbiettivo di avvio, un percorso del filesystem oppure un controllo schedulato da systemd. La sintassi è ispirata da "XDG Desktop Entry Specification" files di tipo .desktop, che a loro volta richiamano i files .ini di windows.

Vedi systemd.unit(5) per maggiori informazioni.

Gestire le dipendenze

Con systemd le dipendenze possono essere risolte progettando le unità correttamente. Il caso più tipico è che l'unità A richieda l'unità B per poter funzionare prima che A parta. In questo caso aggiungere Requires=B e After=B alla sezione [Unit] di A. Se la dipendenza è opzionale aggiungere, invece, Wants=B e After=B. Notare che Wants= e Requires= non includono After=, il che significa che se After= non è specificato, le due unità saranno avviate in parallelo.

Le dipendenze sono di solito posizionate sui .service e non sui .target. Per esempio, network.target è richiamato qualsiasi sia il servizio che configuri l'interfaccia di rete, quindi avviare successivamente la propria unità personalizzata è sufficiente in quanto network.target è avviato comunque.

Type

Ci sono parecchi tipi differenti di avvio da considerare quando si scrive un servizio personalizzato. Ciò è configurato tramite il parametro Type= nella sezione [Service]. Vedere systemd.service(5) per una spiegazione più dettagliata.

  • Type=simple(default): systemd presuppone che il servizio deve essere avviato immediatamente. Il processo non può essere suddiviso. Non usare questo tipo se altri servizi hanno bisogno di essere disposti con questo servizio, a meno che non sia attivato dal socket.
  • Type=forking: systemd presuppone che il servizio deve essere avviato prima il processo sia suddiviso e il genitore sia concluso. Per i classici demoni usare questo tipo a meno che non si sappia che non è necessario, come la maggior parte dei demoni usa il double-forking per segnalare che sono pronti. Occorre pure specificare PIDFile= perché systemd tenga traccia del processo principale.
  • Type=oneshot: E' utile per scripts che eseguono un singolo lavoro e si concludono. Si può configurare pure con RemainAfterExit=yes in modo che systemd consideri il servizio ancora attivo anche dopo che il processo si è concluso.
  • Type=notify: Identico a Type=simple, ma con l'accorgimento che il demone invierà un segnale a systemd quando sarà pronto. L'implementazione di riferimento per questa notifica è fornita da libsystemd-daemon.so.
  • Type=dbus: Il servizio è considerato pronto quando lo specificato BusName appare nel sistema di bus si DBus.

Rimpiazzare le unità fornite

Per editare il file unit fornito da un pacchetto, si può creare una cartella chiamata /etc/systemd/system/<unit>.d/ per esempio /etc/systemd/system/httpd.service.d/ e mettere i files *.conf in essa per sovrascrivere e aggiungere nuove opzioni. Systemd controllerà questi files *.conf e li applicherà al di sopra degli originali. Per esempio, se si vuole semplicemente aggiungere un dipendenza all'unità si può creare il seguente file:

/etc/systemd/system/<unit>.d/customdependency.conf
[Unit]
Requires=<new dependency>
After=<new dependency>

Poi eseguire i comandi seguenti perché le modifiche abbiano effetto:

# systemctl daemon-reload
# systemctl restart <unit>

In alternativa si può copiare la vecchia unità da /usr/lib/systemd/system/ in /etc/systemd/system/ e fare qui le modifiche. Una unità in /etc/systemd/system/ sovrascriverà sempre la stessa unità in /usr/lib/systemd/system/. Da notare che quando l'unità originale in /usr/lib/ cambia a causa di un aggiornamento, le modifiche non si rifletteranno automaticamente sulla propria unità personalizzata in /etc/. In aggiunta occorre riattivarla manualmente con systemctl reenable <unit>. E' raccomandato usare il metodo con il *.conf descritto sopra.

Suggerimento: Si può usare systemd-delta per vedere quali unità sono state sovrascritte e quali esattamente sono state modificate.

Siccome le unità saranno aggiornate di volta in volta , usare systemd-delta per la manutenzione del sistema.

Evidenziazione della sintassi per le unità di systemd con Vim

L'evidenziazione della sintassi per le unità di systemd con Vim può essere attivata installando vim-systemdAUR dal repo ufficiale.

Targets

Quello dei "runlevels" è un concetto superato in systemd. Systemd ha il concetto di target (lett. "bersagli") che adempiono uno scopo simile a quello dei runlevel, ma che hanno un comportamento leggermente differente. Ogni target ha un nome anziché un numero ed è usato per raggiungere uno specifico scopo con la possibilità di averne più di uno attivo nello stesso momento. Alcuni targets sono attivati ereditando tutto dei servizi di un altro target e implementandolo di servizi addizionali. Ci sono target che simulano i runlevel di SystemVinit, è così possibile passare da un target all'altro utilizzando il comando telinit RUNLEVEL.

Conoscere il target attuale

Il seguente comando dovrebbe essere usato sotto systemd al posto di runlevel:

$ systemctl list-units --type=target

Creare un target personalizzato

I runlevels sono assegnati ad uno specifico scopo su l'installazione vanilla di Fedora; 0, 1, 3, 5, e 6; hanno una mappatura 1:1 con uno specifico target di systemd. Sfortunatamente non c'è un altrettanto buon metodo per i runlevels definiti dall'utente come 2 e 4. Se si fa uso di questi, si suggerisce di dare un nuovo nome al target di systemd come /etc/systemd/system/<your target> che prenda come base une dei runlevels esistenti (vedi /usr/lib/systemd/system/graphical.target come esempio), creare una cartella /etc/systemd/system/<your target>.wants, e fare un collegamento ai servizi addizionali da /usr/lib/systemd/system/ che si intendono attivare.

Targets table

SysV Runlevel systemd Target Notes
0 runlevel0.target, poweroff.target Ferma il sistema.
1, s, single runlevel1.target, rescue.target Modalità utente singolo (single user).
2, 4 runlevel2.target, runlevel4.target, multi-user.target Definita dall'utente. Preconfigurata a 3.
3 runlevel3.target, multi-user.target Multi-user, non-graphical. Users can usually login via multiple consoles or via the network.
5 runlevel5.target, graphical.target Multi-user, grafica. Solitamente ha tutti i servizi del runlevel 3 con l'aggiunta di un login grafico.
6 runlevel6.target, reboot.target Riavvio
emergency emergency.target Console di emergenza

Cambiare il target corrente

In systemd i targets sono esplicitati per mezzo di "target units". Si possono cambiare così:

# systemctl isolate graphical.target

Questo comando cambierà solamente il target corrente e non avrà nessun effetto sul prossimo avvio. Questo è equivalente ai comandi telinit 3 oppure telinit 5 in Sysvinit.

Cambiare il target predefinito all'avvio

Il target standard è default.target, che è abbinato in modo predefinito a graphical.target (che corrisponde al vecchio runlevel 5). Per cambiare il target predefinito al boot, aggiungere uno dei seguenti parametri del kernel alla linea nel bootloader:

Suggerimento: L'estensione .target può essere tralasciata.
  • systemd.unit=multi-user.target (che corrisponde al vecchio runevel 3),
  • systemd.unit=rescue.target (che corrisponde al vecchio runevel 1).

In alternativa si può lasciare il bootloader inalterato e cambiare default.target. Ciò può essere fatto usando systemctl:

# systemctl enable multi-user.target

L'effetto di questo comando si nota nell'output di systemctl; viene creato un link simbolico al nuovo target predefinito /etc/systemd/system/default.target. Questo funziona solo se:

[Install]
Alias=default.target

si trova nel file di configurazione del target. Attualmente, sia multi-user.target che graphical.target lo possiedono.

Timers

Systemd can replace cron functionality to a great extent. See systemd/Timers.

Il Journal

Fin dalla versione 38 systemd possiede un proprio sistema di log chiamato journal. Tuttavia, far funzionare il demone syslog non è più richiesto. Per leggere il log si usa:

# journalctl

Di default (quando Storage= è configurato a auto in /etc/systemd/journald.conf), il journal scrive in /var/log/journal/. La directory /var/log/journal/ è parte di core/systemd. Se si è cancellata intenzionalmente o se qualche programma lo ha fatto systemd non lo riicreerà automaticamente, tuttavia sarà ricreata durante il prossimo aggiornamento di systemd. Fino a quel momento i log saranno scritti in /run/systemd/journal. Ciò significa che i log saranno persi al riavvio.

Filtrare l' output

journalctl permette di filtrare l'output secondo specifici campi.

Esempi:

Mostrare tutti i messaggi di questo boot:

# journalctl -b

Tuttavia, spesso un utente può essere interessato ai messaggi non del corrente boot, ma del precedente (per esempio a causa di un non recuperabile blocco occorso). Attualmente, questa opzione non è implementata, ma esiste una discussione a systemd-devel@lists.freedesktop.org (Settembre/Ottobre 2012).

Come workaround al momento si può usare:

# journalctl --since=today | tac | sed -n '/-- Reboot --/{n;:r;/-- Reboot --/q;p;n;b r}' | tac

,che provoca che il precedente boot sia come scaturito oggi. Tenere presente che, se ci sono molti messaggi per il giorno corrente, l'output di questo comando può essere ritardato per un bel po 'di tempo.

Seguire i nuovi messaggi:

# journalctl -f

Mostrare tutti i messaggi di un eseguibile specifico:

# journalctl /usr/lib/systemd/systemd

Mostrare tutti i messaggi di uno specifico processo:

# journalctl _PID=1

Mostrare tutti i messaggi di una specifica unità:

# journalctl -u netcfg

Vedere journalctl(1) e systemd.journal-fields oppure il blog di Lennert per dettagli.

Limiti alla dimensione del journal

Se il journal è persistente (non volatile) la sua dimensione è fissata al 10% della dimensione del rispettivo file system. Per esempio con /var/log/journal allocato su una partizione di root di 50 GiB comporterebbe 5 GiB di dati nel journal. La dimensione massima del journal persistente può essere controllata attraverso SystemMaxUse in /etc/systemd/journald.conf, così per limitarla ad esempio a 50 MiB decommentare ed editare la linea corrispondente linea:

SystemMaxUse=50M

Fare riferimento a journald.conf(5) per maggiori dettagli.

Journald coesistente con syslog

La compatibilità con il classico syslog è fornita dal socket /run/systemd/journal/syslog, attraverso il quale passano tutti i messaggi. Per rendere il demone syslog funzionante con il journal, si deve associarlo a questo socket anziché a /dev/log (official announcement). Il pacchetto syslog-ng dei repo ufficiali automaticamente fornisce la necessaria configurazione.

# systemctl enable syslog-ng

Una buona guida a journalctl è qui[link interrotto 2020-08-06].

Correzione di errori

Lo spegnimento e il riavvio sono terribilmente lunghi

Se il processo di spegnimento impiega molto tempo (oppure sembra bloccarsi) probabilmente la colpa è da attribuirsi alla mancata chiusura di un servizio. Systemd attende del tempo per la chiusura di ogni servizio prima di chiuderlo forzatamente. Per vedere se si soffre di questo problema vedere questo articolo.

I processi di breve durata non registrano nessun output

Se journalctl -u foounit.service non mostra nessun output per un processo di breve durata, controllare il PID. Per esempio, se systemd-modules-load.service fallisce, e systemctl status systemd-modules-load evidenzia che è eseguito con PID 123, è possibile vedere l'output del journal per quel PID, per esempio journalctl -b _PID=123. I campi con metadata del journal come _SYSTEMD_UNIT e _COMM sono raccolti in modo asincrono e fanno affidamento sulla cartella /proc per il processo esistente. La sistemazione di questo richiede una sistemazione del kernel per fornire questi dati per mezzo di una connessione socket, come per SCM_CREDENTIALS.

Diagnosi dei problemi al Boot

Avviare il sistema con questi parametri sulla linea di comando del kernel:

systemd.log_level=debug systemd.log_target=kmsg log_buf_len=1M

Maggiori informazioni sul Debugging

Vedi anche